Competenze più adeguate per la Transizione

Antonio Santangelo • feb 20, 2024

Antonio Santangelo

Il 2023 è stato dichiarato dalla Ue l’anno europeo delle competenze, in riconoscimento del fatto che le due transizioni, ecologica e digitale, mettono sotto stress sistemi dell’istruzione e della formazione non sufficientemente adeguati ad accompagnarle.

La sfida epocale, non limitata all’Europa, è adeguare rapidamente strategie e strutture per essere in condizione di trarne vantaggio. In Italia è il mondo educativo, istruzione e formazione vocazionale, chiamato a cambiare

Segnali di sofferenza preoccupanti provengono dal mondo del lavoro. Regolarmente, da almeno un anno, il sistema Excelsior Unioncamere registra un disallineamento consistente e in crescita tra le richieste delle imprese e le professionalità a disposizione, segnalando una voragine nelle competenze tecnico-scientifiche. Con valori molto vicini al 50%, il mismatch raggiunge picchi del 60/70% nel campo delle discipline Stem molto ricercate dalle imprese più innovative.

A testimonianza di un ritardo strutturale, il rapporto DESI dell’Unione che misura il tenore di cultura digitale del Paese nel suo complesso, ci colloca al 18esimo posto per digitalizzazione e al 25esimo per capitale umano su 27; solo il 46% delle persone possiede competenze digitali di base, contro una media Ue del 54 per cento. La transizione ecologica non fa che allargare il divario.


Sotto stress è tutto il sistema educativo, dalla primaria all’università, e dal mondo giovanile non giungono segnali rassicuranti, i giovani tra i 25 i 34 anni in possesso di un titolo terziario sono il 28%, a fronte di una media Ocse del 44 per cento. Il loro coetanei tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non partecipano ad attività di formazione sono il 17%. Le cause di arretratezza e passività sono molteplici, ma le principali sono associabili alla carenza di un'offerta di formazione professionale avanzata e di servizi di orientamento e di transizione dalla scuola secondaria all'università lacunosi e inefficaci.

I due governi Conte hanno addirittura abolito l’orientamento e le esperienze scuola-lavoro, lasciando le scelte individuali al passaparola anche per scegliere gli indirizzi di studio superiori.


Il Pnrr ha segnato una iniziale svolta, dedicando risorse sia all’orientamento che all’ampliamento dell’offerta formativa. Al primo tema ha dedicato un capitolo ad hoc, con moduli rivolti agli ultimi due anni delle superiori- all'interno del curriculum annuale – investendo 250 Mni € per la prosecuzione del percorso di studi all’università o verso gli ITS. Questi ultimi sono stati potenziati nelle ITS Academy, cui sono dedicati complessivamente 1,5 Mdi €, e sono il principale canale di formazione superiore extra-universitario con obiettivo professionalizzante. Le Academy coprono 10 aree di specializzazione collegate al Made in Italy e a Industria 5.0 con corsi annuali o biennali, ma la riforma prevede che, in caso di specifiche richieste per un tirocinio più esteso, si possa legate allungare a tre anni il periodo di formazione.


L’anno in corso rappresenterà invece il test di un nuovo modello di formazione tecnica, per riagganciare le modifiche di quella superiore: il 4+2. Ci saranno quattro anni di scuola secondaria superiore, seguito dai due negli Its Academy, di cui si adottano alcune specificità, consentendo flessibilità didattica e organizzativa.

Le scuole dovranno attivare un partenariato con una o più imprese, rafforzare le esperienze extra curriculari (alternanza scuola-lavoro e apprendistato formativo) già a partire da 15 anni, e delle discipline Stem.

Saranno utilizzati laboratori più attrezzati e attenzione all’internazionalizzazione. Come per gli ITS sarà possibile utilizzare personale esterno di provenienza aziendale per collegare sempre di più la formazione con le esigenze del territorio e lo sviluppo tecnologico. L’Invalsi, che già monitora la qualità degli insegnamenti universitari, seguirà e valuterà le esperienze.


A settembre partirà la filiera formativa tecnologico-professionale; per ora la sperimentazione del nuovo modello è circoscritta ad un numero limitato di scuole, che hanno dovuto presentare la candidatura entro il 12 gennaio. Il Ministero ha previsto che, dopo l’accettazione della candidatura, le scuole dovranno integrare la documentazione prevista, accompagnata dalla formale adesione delle istituzioni coinvolte, compreso l’accordo di rete con le imprese. E’ indispensabile la progettazione di almeno un percorso quadriennale di istruzione tecnica o professionale, l’integrazione di un percorso per il conseguimento del diploma professionale di IeFP (la sperimentazione è estesa anche alla formazione regionale affine o collegato alla filiera), un percorso biennale di Its Academy, di area tecnologica coerente con l’indirizzo ordinamentale di riferimento, e l’attivazione di un partenariato con almeno un’impresa.

 

Collegata alla sperimentazione tecnica c’è la proposta di un Liceo del Made in Italy, istituito a dicembre; le Regioni, a partire da quest’anno possono attivare le prime classi del nuovo percorso nelle scuole previo accordo con l’Ufficio scolastico regionale. E’ già previsto il piano di studi del primo biennio che un percorso di 891 ore: 132 ore di lingua e letteratura italiana, 99 di storia e geografia, 99 di diritto, 99 di economia politica, 99 di lingua e cultura straniera 1, 99 di matematica (con informatica), 66 di lingua e cultura straniera 2, 66 di scienze naturali (biologia, chimica, scienze della terra), 66 di scienze motorie e sportive, 33 di storia dell’arte e 33 di religione o attività alternative.

Entrambe le iniziative hanno raccolto adesioni: sono 176 gli istituti tecnici e professionali che hanno aderito al 4+2, creando 201 percorsi quadriennali; sono invece 120 scuole quelle che hanno aderito alla proposta del liceo del Made in Italy.


Tutte le proposte innovative descritte vanno nel senso di svecchiare insegnamenti e metodologie. La novità più importante è l’apertura dei programmi alle tematiche e all’intervento del mondo dell’impresa, frantumando steccati che non avevano motivazione nel passato, ma sarebbero grotteschi ora nell’illusione di isolare la scuola in chissà quale giardino fantastico. Il dato genuinamente più innovativo è invece l’apertura al collegamento di ciascuna scuola ai problemi del territorio circostante. Lo sforzo maggiore lo dovrà fare soprattutto il corpo insegnante delle scuole, ma il bagno di realtà che ne deriverà non può che essere salutare per tutte le istituzioni coinvolte. 


20 feb, 2024
Politica Aziendale
Autore: Antonio Santangelo 25 gen, 2024
La transizione ecologica è subordinata alla capacità degli umani di riconvertire le caratteristiche dello sviluppo abbandonando gli idrocarburi e ricercando fonti energetiche alternative e tecnologie più rispettose dell’ambiente. Alla base della transizione stanno nuovi materiali la cui disponibilità innesca fattori geopolitici che rendono incerto il futuro.
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