Un passo indietro e tre avanti

Antonio Santangelo • set 21, 2023

Antonio Santangelo

La geopolitica ha accelerato fenomeni che la pandemia aveva generato.
Inflazione, crisi energetica e l'invasione dell’Ucraina hanno modificato, se non compromesso, la globalizzazione. Partiti dall’accorciamento delle catene del valore (reshoring, nearshoring, friendshoring), l’Europa e gli Usa stanno cercando politiche per riaffermare la sovranità e la sicurezza in campo economico. L’Europa, in particolare, sta rivedendo le modalità di attuazione delle transizioni, rallentando o rivisitando meccanismi decisionali.

Uno dei capisaldi del mercato comune è il divieto degli aiuti di stato, formulato nel trattato di Roma, per salvaguardare la concorrenza, favorire l’innovazione attraverso la distruzione creatrice che mette fuori mercato le imprese inefficienti. Per tale motivo proibisce interventi con queste caratteristiche: utilizzo di risorse pubbliche per concedere vantaggi economici (mutui agevolati, contributi a fondo perduto, sgravi fiscali), a una selezione di soggetti, che possano creare disparità di trattamento negli scambi tra Paesi membri generando asimmetrie.

Poche le eccezioni, concesse in occasione a calamità naturali, piuttosto che per servizi pubblici erogati a categorie disagiate di cittadini, o ancora a regioni o imprese in condizioni particolari.

Tali eccezioni devono comunque essere preventivamente approvate dalla Commissione.


La crisi finanziaria del 2008 prima, la pandemia successivamente, hanno allentato molto i criteri di concessione, poi estesi alla crisi ucraina.

Tutti questi eventi hanno complicato la fattibilità della strategia Green Deal lanciata dall’Europa nel 2020, per definire concretamente le tappe per realizzare l’Agenda di sostenibilità 2030 dell’Onu, e i passaggi inseriti in Fit for 55 per tagliare il traguardo delle zero emissioni nel 2050. 


NextGenEu ha stanziato 724 Mdi € per i 27 Paesi per aiutarli ad affrontare pandemia e crisi energetica, mobilitando fondi Horizon per la ricerca, Fondi Coesione e InvestEu per favorire iniziative private.
L’Italia si è assicurata la fetta più rilevante dei fondi, con un Pnrr che vale 190 Mdi.

Nel marzo scorso il Green Deal Industrial Plan per garantire all’Europa uno spazio di manovra rispetto ai mutamenti nel quadro internazionale. Innanzitutto l’iniziativa cinese sul green: il dragone ha investito nel solo 2021 280 Mdi $ in tecnologie verdi, rafforzando la sua posizione dominante sia sui pannelli solari che sulle batterie. 
A loro volta gli Usa hanno deciso di rafforzarsi attraverso l’inflaction Reduction Act o IRA, che promette di investire 370 Mdi $ in dieci anni per garantire la sicurezza energetica e accompagnare la transizione climatica; IRA promette generosi crediti d’imposta per la produzione o l’acquisto di dispositivi e veicoli green.


La preoccupazione europea è legata alla possibilità che gli incentivi americani possano attrarre progetti e produzioni europee, sottraendoli al territorio continentale, indebolendolo e accentuando asimmetrie al suo interno. Così ha dato un primo via libera ad aiuti di stato, che si possono permettere le economie più forti; i tedeschi, ad esempio, hanno stanziato 3 Mdi € per finanziare batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, attrezzature varie. Un finanziamento di 10 Mdi è andato a Intel, parte dell’investimento per un centro di produzione di chip da 30 Mdi a Magdeburgo.

Ma Von der Leyen sta pensando di attivare un Fondo sovrano europeo, richiesto da Italia, Spagna e anche Francia. Un passo avanti è stato compiuto nel giugno scorso con l’avvio di STEP (Strategic Technologies for Europe Platform), uno strumento con dotazione di 10 Mdi €; il nome vuole sottolineare la gradualità dell’approccio europeo (passo-passo), ma anche concretezza, in coerenza con un disegno strategico più ampio.

Step è pensato per mettere a sistema risorse già disponibili su vari programmi europei – quali EU4Health, Digital Europe Programme, European Defence Fund, Recovery and Resilience Facility convogliandoli in investimenti nelle tecnologie critiche, cruciali per la transizione ecologica e digitale.


L’obiettivo è arrivare a una dotazione di 160 miliardi di euro, consistente, ma ben al di sotto delle risorse dei maggiori competitor, Usa e Cina. La Commissione richiede agli Stati membri di fare la loro parte, assicurando una riprogrammazione marginale verso le priorità di Step (ogni 5% equivale a liberare 18,9 miliardi).
L’obiettivo finale di questa fase è il Fondo sovrano già individuato dalla  Green Deal Industrial Strategy per la net-zero age del febbraio scorso come soluzione di medio-lungo periodo, per
sostenere finanziariamente le transizioni ecologica e digitale, garantendone la piena sovranità europea. Per renderla coerente con l’approccio complessivo europeo la Commissione definisce il quadro in cui si esercita la sovranità europea; ha proposto perciò il rNet-zero Industry Act, regolamento per rafforzare l’ecosistema manifatturiero europeo di produzione di tecnologie net-zero.

Si interviene sulla semplificazione amministrativa, puntando sul ruolo trainante di una domanda pubblico-privata “orientata” (via public procurement e schemes), su una regolazione pro-innovazione, su nuovi strumenti per la creazione di net-zero industrial partnership.

Al Net zero industry act affianca la proposta di Regolamento per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche (Critical Raw Materials Act), essenziale per completare l’approccio.


 Foto: Dan V su Unsplash.


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