L’ecosistema digitale prossimo venturo

Antonio Santangelo • set 01, 2022

Antonio Santangelo

Transizione ecologica e transizione digitale sono le due missioni dell’Italia e dell’Europa per uno sviluppo sostenibile.
Entrambe urgenti e ineluttabili, con il digitale condizione abilitante per accelerare la riscossa ambientale.

L’Europa ha lanciato una sfida al mondo con la Strategia dello sviluppo sostenibile nel 2001, aderendo poi all’Agenda 2030 dell’ONU nel 2016, e lanciando il Green Deal nel 2019. La Pandemia ha dettato una accelerazione contenuta in Fit for 55 e declinata in NextGenEU. Questo il contesto.

Il nostro PNRR ha fatto proprie le due transizioni indispensabili alla sostenibilità, quella ambientale e quella digitale. Se i cambiamenti climatici e gli effetti disastrosi di questi ultimi mesi, hanno reso evidente la necessità di riduzione delle emissioni climalteranti, l’abbandono dei carburanti fossili e il ricorso alle energie alternative, il digitale si è dimostrato indispensabile al conseguimento di questi obiettivi.

La velocità con cui si sono creati i vaccini o il supporto al proseguimento delle attività economiche (non solo smartworking), sono solo due dei contributi al ritorno a una “normalità” altrimenti impossibile. Il nostro futuro è digitale, la sua trasversalità include infrastrutture, istruzione, sanità, produzione, amministrazione pubblica e necessita di innescare un continuo processo di sviluppo tecnologico e di adeguamento di competenze.

Entrambe le transizioni comportano sfide severe per il Paese e la capacità di attivare le misure importanti per affrontarle. Ma mentre la crisi energetica, susseguente al ricatto russo sul gas, è al centro dell’attenzione pubblica, gli interventi sulla digitalizzazione sono meno presenti nel dibattito e, forse, toccano meno la sensibilità dei cittadini. Eppure il loro contributo è essenziale per vincere.


Conviene allora partire dal livello di consapevolezza del Paese su questi temi. Secondo l’indice europeo DESI (Digital Economy and Society Index), che misura il livello di digitalizzazione dei paesi membri, siamo al 18° posto nella classifica dei 27, migliorando di due il punteggio del 2021. Siamo migliorati nella connettività a banda larga, ma con copertura sotto la media europea e nei servizi relativi. Bene anche le imprese, “la maggioranza delle Pmi (60%) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale; l’utilizzo di servizi cloud, in particolare, ha registrato una considerevole crescita”. Meno numerose, ma allineate alla media europea, nell’adozione di big data e intelligenza artificiale.

Più preoccupanti invece i dati sulle competenze digitali: “La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi d’iscrizione e laurea nel settore delle TIC”. Le aziende faticano a trovare profili adeguati alle nuove esigenze, manca circa il 40% di nuovi profili richiesti dal mercato, a segnare il disallineamento del sistema istruzione/formazione. Inoltre, più della metà dei cittadini non dispone delle competenze digitali di base. Conferma l’analisi l’Osservatorio agenda digitale del Politecnico di Milano, che ha sviluppato una sua ricerca analizzando alcuni parametri: livello di digitalizzazione dei servizi pubblici, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e competenze. Secondo gli indici Dmi (Digital maturity indexes) messi a punto dall’Osservatorio, il nostro Paese è 17esimo nella Ue riguardo ai fattori indispensabili per la digitalizzazione (come la copertura di banda larga) e al 23esimo posto per risultati ottenuti (come l’utilizzo di banda larga da parte di cittadini e imprese). Registra, anche, un forte divario tra Centro-Nord più connesso e Centro-Sud in ritardo.

 

Il Pnrr destina 48 Mdi € (25,1% del totale) alla transizione digitale, dedicati a connettività, cloud e competenze, per realizzare una modernizzazione del sistema produttivo e della pubblica amministrazione, da investire entro il 2026. Significa imprimere un forte stimolo, con un’agenda di sviluppo annuale, a un sistema pubblico da tempo fermo negli investimenti e che ora, per reggere il ritmo, deve progettare rapidamente.

La parte più significativa dell’intervento riguarda la digitalizzazione, innovazione e sicurezza della P.A., perché pone rimedio a pesanti ritardi e impatta più direttamente sulla vita dei cittadini. Gli 11,15 Mdi di investimenti potenziano le infrastrutture digitali, facilitano l’interoperabilità tra gli enti pubblici e la creazione di nuovi servizi, concretizzano il principio “once only” convertendo il cittadino da suddito a cliente, potenziano la sicurezza digitale e aumentano le competenze digitali di tecnici, dipendenti pubblici, senza trascurare l’alfabetizzazione dei cittadini.


Dovrebbe finalmente partire entro fine anno la realizzazione del Polo strategico nazionale, articolato su 4 data center distribuiti su due regioni, portando su cloud i dati dei ministeri e delle principali amministrazioni dello Stato, mettendoli in sicurezza e facilitando lo scambio di dati.

La missione ha anche il compito di completare lo sforzo fatto in questi anni dal Pubblico per rafforzare la sua presenza con la Spid, l’Anagrafe comunale, il sistema pagoPA e l’App Io, la carta di identità elettronica, il fascicolo sanitario informatizzato. Il Pnrr intende creare e dare consistenza per il 2026 a un ecosistema in cui l’interoperabilità tra queste soluzioni, la possibilità di farle dialogare tra loro, renderà il rapporto tra Amministrazioni e cittadini più trasparente e semplice. Il Piano riserva a questo obiettivo risorse per 1,9 Mdi, 900 milioni per la realizzazione delle infrastrutture e un miliardo per attuare la migrazione delle informazioni.


Nel luglio scorso è stato poi firmato l’accordo di partenariato con la Commissaria europea che sblocca i fondi per la coesione. Sono 42,7 Mdi € dal bilancio UE per il periodo 2021-2027, a cui si aggiunge il co-finanziamento nazionale, che è previsto vadano in prevalenza al Meridione. Di questi 9,5 Mdi saranno dedicati a ricerca, innovazione e digitale che, a differenza dei fondi Pnrr, sono finanziamenti a fondo perduto. Nel complesso quindi, il Paese avrà a disposizione somme ingenti per fare un salto di qualità decisivo.


Diventa perciò particolarmente importante l’assunzione di responsabilità da parte dei Comuni in questa sfida, per sfruttare opportunità uniche. Sarà decisiva la rapidità nel dotarsi delle soluzioni disponibili e delle competenze indispensabili per gestirle, per poi farle comprendere e accettare dai cittadini. Ciò passa attraverso un’attività di formazione innanzitutto verso i propri addetti e verso i cittadini, per renderli consapevoli delle potenzialità della digitalizzazione. 

Una attenzione particolare andrà destinata al tema della cibersecurity che, come dimostrano gli eventi degli ultimi anni, mettono in pericolo l’identità, i beni, la sicurezza delle persone, sino a compromettere la sovranità nazionale. 


Photo: note thanun on Unsplash.


20 feb, 2024
Politica Aziendale
Autore: Antonio Santangelo 20 feb, 2024
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